domenica 21 settembre 2008

Bersaglieri e revisionismo storico

Io ho fatto il militare nel corpo dei bersaglieri, nel 3° Reggimento, la cui bandiera ha ricevuto più decorazioni di qualsiasi altro Reggimento d’Italia. Nell’edificio del comando c’erano foto delle varie campagne militari cui il Reggimento aveva preso parte, quelle dove si è vinto e quelle dove si è perso, come quella di Russia. A tutte veniva dato il risalto che meritavano, sottolineando anche se fosse stata o meno corretta.
Leggendo i quotidiani stamattina ho scoperto una cosa paradossale. Ieri a Roma, in occasione delle celebrazioni dell’anniversario della breccia di Porta Pia, si sono ricordati i caduti tra i soldati del Pontefice e si sono bellamente dimenticati i caduti che hanno portato alla fine del potere temporale del Papa.
Praticità, perché si fa prima a elencare 19 nomi che non 49? Forse. Dimenticanza? Forse. Revisionismo? Forse.
E’ necessario notare due cose: per prima cosa va ricordato che un soldato ubbidisce comunque a degli ordini e che non è tenuto a confutarli; è poi vero che la storia è sempre scritta dai vincitori.
Quindi un soldato, normalmente, fa quello che qualcuno gli ordina di fare. Da qualsiasi parte sia. L’unificazione d’Italia si compì proprio grazie al sacrificio di quei 49 bersaglieri, tra ufficiali e soldati.
Nessuno nega che i soldati del Papa avevano il dovere di difendere quello che, oltre a essere il rappresentante di Cristo, era anche il loro sovrano. Il loro sacrificio era volto all’adempimento degli ordini ricevuti. Ma per gli italiani il 20 settembre va celebrato come l’atto finale dell’unificazione e pertanto è doveroso rendere tributo a coloro che hanno pagato il prezzo più alto per realizzare l’unità.
Altrimenti il 25 aprile dovremmo ricordare anche i soldati tedeschi caduti a Milano. Anche loro obbedivano agli ordini.
I vincitori scrivono la storia, come dicevo prima, ma la storia ci dice che senza quel sacrificio avremmo ancora un Papa sovrano di uno stato dove era in vigore la pena di morte (perché nello Stato Pontificio la pena di morte c’era ed era applicata), un sovrano e non un servo come invece recitano i Vangeli.
Vangeli che più volte indicano “chi vuol essere primo, si faccia ultimo”, “chi ha due vesti, ne doni una”, “se ricevi uno schiaffo su una guancia, porgi l’altra”, e che venivano continuamente disattesi da chi si preoccupava di mantenere un solido potere economico.
Ricordiamoci dei caduti per l’unità, perché grazie a loro possiamo dire adesso di avere una nazione.

2 commenti:

Carmine ha detto...

Il peggior peccato:DIMENTICARE.
Chi non conosce la storia sarà condannato a commettere sempre gli stessi errori.
Due delle frasi che mi sono tornate in mente leggendo il tuo post.
C

Cooper ha detto...

Il problema è anche un altro, purtroppo. C'è chi conosce la storia, ma ne da comunque una versione edulcorata, se non addirittura stravolta. Questo è ancora più pericoloso di chi la storia non la conosce affatto.